giovedì 16 agosto 2007

Il progetto

Per illudermi che la mia fuga fosse prossima, tempo fa comprai una valigia rosa, di grandezza medio-piccola e la nascosi dietro il piccolo armadio dello sgabuzzino. Saperla lì è come è come avere un piede fuori dalla porta di casa. Stanotte, però, pensavo che sarebbe ora di incominciare a riempirla, magari un po’ alla volta, un indumento al giorno o alla settimana e stabilire la grande regola: quando sarà piena fino all’orlo scappare, finalmente. Per dove? Non ne ho la più pallida idea, ma una fuga non ha bisogno sempre di grandi distanze, a volte bastano cento metri per sentirsi realizzati, altre non ne bastano miliardi. Il capo del mondo è sempre più vicino di quanto si pensi e, per me, potrebbe essere il piano di sotto o quello di sopra.

Mi sono destata con questi pensieri, stamattina. Ho aperto gli occhi con una sottile euforia che dava al mio cuore un battito più vitale; il buio della camera da letto mi sembrava inondato di un bellissimo sole e non mi è importato di scorgere nuvole all’orizzonte, perché, per me, il sole rimarrà tutto il giorno, fino a stasera, fino a che non tornerà a casa il carceriere.

Sto diventando anche furba: salvo su CD ogni cosa che scrivo e ho imparato a togliere cookie, file temporanei e cronologia, così i miei passaggi in internet rimarranno sconosciuti. La parte della stupida la recito bene e, a questo punto, mi conviene farlo, perché i fuggitivi hanno la possibilità di diventare tali solo mostrando stupidità apparente.

Faccio finta che tutto va bene, che sono serena, che mi piace ogni cosa; fingo di non ascoltare e di non capire, sorrido e mi sottometto con naturalezza e ci riesco grazie al mio grande progetto, alla mia importante meta. Conto i giorni, pur sapendo che, probabilmente, ci vorranno mesi e più di dodici. Nel frattempo ho necessità di trovare un lavoro, uno qualsiasi e una stanzetta per me, ma non so da che parte incominciare, visto che qui mi conoscono tutti. Credo che, a questo punto, ci sia bisogno di un alleato. Esistono negozi che affittano o vendono alleati? Me lo chiedo ridendo. Me lo chiedo visualizzando la scena di me in un negozio di esseri umani a cercare l’alleato migliore e minor prezzo, visto che devo fare economia per la mia evasione e non posso permettermi spese extra. Dovrei fare leva sul mio carattere partenopeo, abituato nei secoli dei secoli, a trattare e a giocar d’astuzia sulle trattazioni economiche nei più grandi e confusi mercati della storia. Sì, a immaginarmi così, non posso che ridere ed essere felice di questa risata che nasce inaspettata.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Thanks for writing this.