Non mi sono mai piaciuti i colori: sono una da bianco e nero, una black & white, eppure quando vedo un arcobaleno mi emoziono così tanto da sentire il luccichio dentro i miei occhi e quando vedo i paesaggi pieni di natura dentro le cornici, mi sento trasportata, con passione, in essi come se io stessa fossi lì dentro. Io mi fondo nei colori semplici e in quelli composti ma ho bisogno di sapere di poter ritornare nei miei due colori base al mio schioccare di pensiero. Questo modo di essere è uno dei miei tanti compromessi che ho accettato di assecondare con bisognoso disincanto. In giorni come questo me ne dispiaccio, perché fuori c’è l’apoteosi di colori e io, invece, me ne sto qui dentro invaghita dell’esterno come una ragazzina alla quale non permettono di uscire a causa di un lungo castigo.
Mi dipingo le unghie, allora, me le dipingo una a una di un colore diverso, metto dieci fiocchettini rosa, giallo, verde, rosso, blue, azzurro, indaco tra i capelli e mi paro avanti allo specchio come un quadro pacchiano e malinconico da vendere in qualche vicolo di strada o in un mercato di paese e da esporre in qualche parete d’ appartamento da affittare a qualcuno di passaggio per un manciata di mesi e non di più. Così conciata –ora e dopo- mi sento una donna in affitto e, pur togliendomi il colorificio che mi sono messa, tale rimango. Chi mi abita e paga il mensile (a non so chi!), però, non appende alle mie pareti nulla se non tele scarne e incolori; non si degna nemmeno di andare a un mercato di quint’ordine in un paese dimenticato da Dio. Per ora, non posso far altro che sognare, a occhi aperti e socchiusi, di scavalcare il cancello e fuggire con una valigia probabilmente vuota o, nella peggiori delle ipotesi, svuotata.
Nessun commento:
Posta un commento