venerdì 24 agosto 2007

Nel quadro di Munch

E’ terribile il sapore del metallo in bocca che sembra trapassarmi da parte a parte come se fossi una stupida forma di burro. Il panico mi fa questo, mi riempie la bocca di metallo, mi blocca la saliva giù in gola, mi toglie il sangue dalle vene facendomi sentire un freddo indescrivibile che va oltre il freddo, poi un bollore al viso che sembra venire direttamente dall’inferno di Dante, la voglia di urlare da trattenere dentro, chiusa a duplice mandata, a ogni costo per non peggiorare la situazione e, infine, un unico desiderio: che tutto passi il più in fretta possibile. “Passa, ora passa” penso, cercando di affacciare i miei pensieri alle cose belle ma mi rendo conto, tragicamente, che non dipende più da me.

Ecco, ora sono qui, seduta avanti al computer con le gambe molli e con una tazza di camomilla bollente da bere lentamente per ricomporre circolazione e testa distrutte da quei momenti terribili. Lo stomaco trema e lo fa per ricordarmi che ho sempre meno tempo, perché non reggo più.

Ieri ero felice ed euforica sull’autobus, seduta dietro, come ai tempi delle gite scolastiche ricordando i giochi, i canti, gli scherzi e oggi sono qui, con una debolezza psicologica molto penetrante, quasi irreversibile che mi fa sentire un criceto senza scampo con le sbarre avanti e dietro, destra e sinistra. Vorrei spaccare tutto, tutto quello che mi capita tra le mani, vorrei ficcarmi nel quadro di Munch e prendere il suo posto, consigliando all’artista, oramai divenuto anima vagante, di non dipingere lo steccato affinché io non debba scavalcare nulla per riprendermi un sorriso o per scappare.

1 commento:

nottetempo ha detto...

E' strano come le nostre emozioni prendono il sopravvento...sono come figlie impazzite che ci si ritorcono contro e di cui diventiamo schiavi.
A quando il prossimo giro in autobus?
N